Leggende

Monti Sibillini

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LE FATE

Una sera, le fate chiesero alla Sibilla il permesso per recarsi al ballo notturno che si teneva all'Infernaccio. Andate pure, disse la Sibilla, ma attenzione, fate ritorno prima dell'alba, guai a voi se vi coglie per strada il primo raggio di sole. Le fate furono così rapite ed estasiate dalle danze che non si accorsero che il sole stava per sorgere, sorprese iniziarono una folle corsa per rientrare alla grotta, ma esse, come si sa, hanno volto e corpo di giovani donne, ma i piedi di capra e l'affannoso correre segnò per sempre il versante meridionale del monte Vettore con il "sentiero delle fate". Secondo un'altra versione della leggenda, il "sentiero" si formò perché le fate, colte dalle prime luci dell'alba vennero trasformate in pietra (PAOLUCCI , 1967).

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Foto W.Testa - Lago di Pilato in secca estiva

IL LAGO DI PILATO

Laghetto situato a quota m. 1940 all'interno dell'ex circo glaciale del monte Vettore, a forma di occhiali, nasce secondo alcune leggende al momento in cui il deicida Ponzio Pilato si "lavò le mani"; secondo un'altra versione, egli richiese che, dopo la sua morte, il suo corpo fosse messo su di un carro trainato da due paia di bufali e che fosse lasciato andare alla ventura là dove gli animali da traino l'avrebbero portato, così fu fatto, essi arrivarono ai bordi di questo lago e vi si buttarono dentro con tutto il carro e il corpo di Pilato, velocemente come se fossero inseguiti e correndo a più non posso (DE LA SALE , 2001). Secondo una ulteriore versione, non fu il deicida Pilato a chiedere che il suo corpo fosse messo su un carro, ma fu essa stessa una punizione e gli animali da traino in questa versione erano tori (MENGHINI, 2005). In passato è stato chiamato il lago "della Sibilla", perché il monte Sibilla lo fronteggia (DE LA SALE , 2001). Il lago quindi deve la sua fama di posto maledetto a causa del corpo ivi custodito, per questo motivo, fino a tempi più o meno recenti è stato frequentato da maghi e negromanti che solo in quel luogo incantato e fuori dal tempo riuscivano a propiziare i loro riti.

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Disegno di A.De La Sale del 1420 (Biblioteca Naz. Parigi)

LA GROTTA DELLA SIBILLA

E' situata a quota m. 2175 sul Monte Sibilla, A. De La Sale, ne "Le Paradis de la Reine Sibylle" racconta una sua escursione sui monti Sibillini avvenuta nel maggio 1420, egli si recò proprio all'interno della grotta ma non proseguì oltre un vano quadrato scavato nella roccia che si troverebbe appena dopo l'angusto varco. Racconta però le esperienze vissute da due giovani di Montemonaco (AP) da lui interrogati i quali, insieme ad altri tre sarebbero scesi nelle viscere della grotta. Racconta De La Sale che i giovani scesero per circa tre miglia lungo il tunnel fino a quando un vento violentissimo irruppe da una fessura che tagliava la caverna, per la paura i giovani non potettero proseguire. Altri però erano stati in grado di superare la foce del vento, si narra di un prete di Montemonaco, un certo Antonio Fumato, soggetto a facili allucinazioni che riferiva di aver accompagnato due tedeschi alla grotta, oltre la foce del vento, chi ha il coraggio di entrare nel vortice, dice il Fumato, poi prosegue facilmente, dopo circa 6 metri si trova un ponte sottile e lunghissimo, sotto il quale ruggisce fragoroso un fiume sotterraneo. Appena si prova però a percorrerlo, come per incanto il ponte si allarga, l'abisso si riduce, il fragore del fiume si spegne, la grotta diventa una grande galleria percorsa da una comoda strada che termina al cospetto di due statue di drago. Oltre le statue, uno strettissimo corridoio conduce ad uno spiazzo quadrangolare, lì vi sono le porte metalliche che sbattono eternamente e violentemente l'una contro l'altra. Davanti a queste porte il prete si ferma, i tedeschi invece le attraversano. Il prete narra poi di aver atteso per lungo tempo e invano i ritorno dei due avventurieri.
Altre notizie De La Sale le ottiene intervistando altri abitanti di Montemonaco, i quali narrano di fantastiche imprese compiute da un cavaliere tedesco e dal suo fido scudiero, i due personaggi in questione potrebbero essere i due tedeschi di cui parla Antonio Fumato. Questi ulteriori dettagli ci raccontano che dopo le porte metalliche, appare ai due una grotta fastosissima e luminosissima, piena di riflessi, ed una regina scintillante con una moltitudine di soavissime damigelle. Quello che trovano è il Paradiso della Regina Sibilla, Regina che accoglie il cavaliere e lo scudiero con squisite gentilezze. Potranno usufruire di tutti i piaceri fisici che quel mondo incantato potrà concedere loro. Sua maestà spiega poi ai due che potranno, se lo vorranno, andarsene dopo l'ottavo giorno, dopo il trentesimo o dopo trecentotrentesimo, altrimenti saranno condannati a rimanere lì in eterno. Durante il piacevole soggiorno nella grotta, ogni tanto balenava nella mente del cavaliere la consapevolezza di vivere nel peccato, ma ebbe la certezza di essere in compagnia del demonio al momento in cui si accorse che le soavissime fanciulle, alla mezzanotte del venerdì si trasformavano in  orribili serpenti e si recavano dalla loro maestà rimanendo tali fino alla mezzanotte del sabato. Durante gli altri giorni della settimana, però tutto tornava perfetto ma ciò nonostante il cavaliere dopo il trecentotrentesimo giorno se ne andò, portando con se il fido scudiere. Si recò poi dal Papa a chiedere il perdono dei suoi peccati, gli fu però negato, anche se il Papa nel cuore aveva il desiderio di dilazionargli l'assoluzione. Il cavaliere allora, affranto per la salvezza della sua anima torno negli ameni luoghi della Sibilla e lasciò alcune lettere ad alcuni pastori del luogo, ove era scritto che se qualcuno l'avesse cercato, doveva sapere che era tornato nella grotta per sempre, fu seguito anche dal suo scudiero (SANTARELLI, 1984).
Anche Andrea da Barberino (ca. 1370 - ca.1432), fa riferimento alla Sibilla Appenninica dedicando un intero capitolo alla visita del suo personaggio "Guerrino detto il Meschino" alla maga.
Nell'opera, indicativamente del 1410, il povero Guerrino, alla ricerca disperata dei genitori, si reca nell'antro della Sibilla per chiederne notizie; le risposte della maga non saranno esaustive e Guerrino sarà costretto a restare nel luogo un intero anno e dovrà resistere alle sue inside superando difficili prove per poter fuggire.

 

 

Bibliografia

PAOLUCCI L., 1967 - La Sibilla Appenninica. Leo S. Olschki Ed. FI:X
DE LA SALE A., 2001 - Il paradiso della regina Sibilla. Tararà Ed. VB:9
MENGHINI A., 2005 - Il mistero del lago di Pilato. AMP-Ediz.:16
SANTARELLI G., 1984 - Le Leggende dei Monti Sibillini. Edizioni "Voce del Santuario Madonna dell'Ambro" Montefortino (AP):23-29
ANDREA DA BARBERINO, 2005 - Guerrino detto il Meschino. Nuove Edizioni Romane

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